Post più popolari

giovedì 29 dicembre 2011

JACQUES-LOUIS DAVID

29 Dicembre 1825, moriva a Bruxelles Jacques-Louis David, pittore francese che con le sue opere diventerà uno dei cardini del Neoclassicismo non solo per la Francia, ma addirittura europeo.
"L'antichità non mi sedurrà, manca il brio e non commuove": queste le parole che, sul punto di partire per Roma, pronunciò il giovane David.
Nacque in un'agiata famiglia di commercianti e fin da subito dimostrò la predisposizione per la pittura. Dopo la morte del padre, ucciso in duello nel 1757, David venne affidato alla protezione dellafamiglia materna e ebbe così la possibilità di accedere all'accademi reale di pittura. In questo periodo affrontò i suoi primi studi pittorici a tema mitologico e ancora decisamente legati allo stile rococò.
Nel 1774 vinse all'interno della scuola il "Prix de Rome", una sorta di borsa di studio destinata ai migliori allievi della scuola che consentiva un soggiorno a Roma presso l'Accademia di Francia. Il pitore rimase in Italia fino al 1780.
Nonostante le prime affermazioni contrarie all'arte classica, il soggiorno a Roma si dimostrò per il pittore un'esperienza crucile, che, cambiando la sua visione sull'arte classica, lo avvicinò in maniera sorprendente ad essa, tanto che questa divenne non solo un esempio formale da seguire, ma anche un modello di virtù, di civiltà e di equilibrio da riproporre nelle sue opere.
Nel 1785 venne esposto al Saloon parigino "Il giuramento degli Orazi" (cm 330 x 425, Musée du Louvre, Parigi) , acclamato come il più bel quadro del secolo e considerata il manifesto del neoclassicismo europeo.


Commissionato dal conte d'Angivilier per conto del re di Francia, il quadro fu esposto per la prima volta presso lo studio del pittore nella capitale vaticana, a Palazzo Costanzi, presso Piazza del Popolo. La tela venne poco dopo trasferita a Parigi, dove rimase al Salon del 1785 durante gli ultimi giorni di apertura.
Il soggetto è tratto da una leggenda romana, secondo cui per decidere l'esito della guerra tra Roma e Alba Longa, tre fratelli romani (gli Orazi) si dovettero scontrare contro tre fratelli di Alba (i Curiazi). Lo scontro terminò con la vittoria degli Orazi.
Sulla scena sono rappresentati i tre fratelli Orazi pronti al combattimento. Le figure sono tutte allineate sullo stesso piano ed inserite in un austero scnario architettonico costituito in un portico a tre arcate sorretto da colonne: ogni arco inquadra un gruppo di personaggi, i tre fratelli, il padre e le donne piangenti. Si nota in tutta l'opera una rigida struttura compositiva studiata su modelli geometrici che fondono unità e prescisione, e legano le figure allo sfondo. La scena è suddivisibile in una quantità enorme di triangoli tracciabili da molti punti del quadro: il triangolo più evidente è rappresentato dalle braccia, le spade e il corpo del padre; una metafora inserita da David che ha voluto collegare i tre momenti fondamentali della vita di un romano: l’adolescenza, la guerra e la saggezza senile. Anche i colori contribuiscono a creare un gioco di contrasti: le note scure dello sfondo si contrappongono ai colori vivi dei personaggi, sottolineando così la drammaticità dell'evento. La stesura pittorica è compatta, ben lontana da quella vibrante ricercata nei quadri rococò. E' un'opera che non dimostra intenti edonistici o eccessi decorativi. I tre giovani giurano massima fedeltà e grande onore alla loro famiglia ricevendo in seguito le armi consegnate dal padre, spade che diventano il centro focale di tutto il quadro, da cui scende un drappo rosso che investe il padre degli Orazi. In netto contrasto psicologico con il tema drammatico della guerra, le donne, non più legate a temi mondani, ma partecipanti dell'intero significato dell'opera. Le donne de "I giuramento degli Orazi", secondo la vicenda congiunte ad entrambe le famiglie, anticipano la tragica sorte che attende alla battaglia. Vi è l'esplicita volontà di David di creare un'opera in cui la storia degli antichi, e non più i motivi mitologici usati dai precedenti artisti, esalti i valori eroici e di rigore.
Gli orazi rappresentano così un'anticipazione degli ideali rivoluzionari che da lì a poco investiranno gli animi dei francesi: stiamo parlando della ben nota rivoluzione del 1789.

David, infatti, partecipò alla rivoluzione francese in prima persona. Nel 1792 fu eletto deputato della Convenzione nazionale, quindi membro della Pubblica Istruzione e del Comitato di sicurezza generale: divenne il vero rappresentante artistico della rivoluzione.
Sue opere quali "La morte di Marat" (cm 165 x 125 , Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles) del 1793, dipinto ad olio su tela in cui celebra gli eroi-martiri della causa rivoluzionaria. Qui David non si affida più alla storia di Roma ma l'intento rimane lo stesso: fornire un chiaro esemoio di integrità morale ed educativo.

L'opera raffigura Jean-Paul Marat, una delle menti della Rivoluzione francese, riverso nella vasca (dove si immergeva per alleviare i dolori causatigli da una dermatite), pugnalato a morte da Charlotte Corday D'Armont. La giovane era andata da lui con una lettera (ancora visibile tra le mani di Marat) nella quale gli chiedeva una grazia, a tradimento.
Marat è rappresentato come un martire, quasi un santo, della rivoluzione: ogni oggetto presente nel quadro assume una funzione simbolica e di reliquia. Il corpo, e particolarmente il braccio, richiama evidentemente la posa del "Cristo deposto" dipinto da Caravaggio, il coltello è lasciato a terra dall'assassina e tutta la scena dipinta rappresenta nonil momento cruento dell'omicidio, ma l'attimo immediatamente seguente, eliminando così i dettagli della cronaca  e del superfluo e lasciando spazio all'eroicità del sacrificio. Su di una cassa di legno di fianco alla vasca, è scritto il laconico omaggio dell'artista: "À Marat, David".
La neoclassicità dell'opera si scopre anche nel dettaglio del viso dello stesso Marat: l'espressione non trasmette la drammaticità della morte e Marat sembra quasi sorridere, caratteristica tipica delle sculture dell'arte greca. La pennellata è precisa, accademica, fine in ogni suo dettaglio.

Dopo il colpo di stato termidoriano e la messa a fuori legge dei seguaci di Robesiperre (27 Luglio 1794), David fu imprigionato fino alla fine dello stesso anno. Una volta uscito, David si distaccò dalla politica per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Come molti si contemporanei vide in Napoleone il continuatore della rivoluzione francese e, affascinato dal suo personaggio, decise di divenirne il pittore ufficiale.
Emblematico è il quadro "Bonaparte che valica il San Bernardo" dipinto nel 1800.


Così il suo linguaggio si fa meno severo e più idealizzante. Bonaparte è ritratto mentre incita i suoi durante la traversata del valico del San Bernardo che li porterà alla vittoria sugli austriaci a Marengo. La posa ricalca quella di un monumento equestre: qui l'intento è quello di identificare Napoleone con l'immagine idealizzata di un condottiero. Proposito sottolineato dal richiamo ad Annibale e Carlo Magno, i cui nomi sono scolpiti sulle rocce insieme a quello di Bonaparte.
Da questo momento in poi tutte le opere del pittore saranno legate alle vicende dell'impero. Con la disfatta di Waterloo, la stagione artistica di David si arrestò e questi scelse un volontario esilio. Morì il 29 Dicembre del 1825, in un banale incidente, uscendo da teatro.

http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques-Louis_David

http://www.centroarte.com/David%20Jacques%20Louis.htm

Nessun commento:

Posta un commento