E' notizia di ieri la nomina di Maria Rosaria Barbera alla soprintendenza dell'area archeologica romana. "Abbiamo avviato il procedimento di nomina, ora servira' l'assenso della direttrice e poi, entro il 13 febbraio, procederemo con il decreto"; sono le parole di Luigi Malnati, direttore generale per le antichita' del Mibac .
Maria Rosaria Barbera lascia la soprintendenza per i beni archeologici della Toscana e prende il posto di Anna Maria Moretti, andata in pensione il 10 Gennaio scorso. Barbera, è stata responsabile della soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise, direttore della Soprintendenza Archeologica della Sardegna nonché a capo del museo Nazionale d'Arte Orientale. Un curriculum per il quale lo stesso Malnati aveva dichiarato che "le caratteristiche e la conoscenza di Maria Rosaria Barbera sembrano, attualmente le più indicate alla soprintendenza archeologica di Roma".
Dieci erano i candidati in corsa, sette dei quali già dirigenti di un'area archeologica, come Mario Pagano per l'Umbria. E ancora Umberto Broccoli, Anna Maria Affanni, Pia Pietrangeli, Luigi La Rocca (sovrintendenza etnografico Pigorini), Marina Sapelli (beni archeologici del Lazio), Adela Campanella (sovrintendenza di Salerno), Angelo Ardovino ed Elena Calandra.
It's a news of yesterday the nomination of Maria Rosaria Barbera to the superintendence of the Roman archaeological area. "We have started the procedure of nomination, it will now attempt the manager's assent and then, within February 13, we will proceed with the decree"; that are the words of Luigi Malnati, general manager for the antiquities' of the Mibac.
Maria Rosaria Barbera leaves the superintendence for the archaeological area in Tuscany and takes the place of Anna Maria Moretti, retired on last January 10. Barbera, has been responsible of the superintendence for the Cultural and Landscape Goods of Molise, manager of the Archaeological Superintendence of Sardinia as well as to head of the National museum of Oriental art. A curriculum for which the same Malnati had declared that "the characteristics and the knowledge of Maria Rosaria Barbera seem, currently the most suitable to the archaeological superintendence in Rome"
Ten were the candidates in run, seven of which already executives of an archaeological area as Mario Pagano for Umbria. And still Umberto Broccoli, Anna Maria Affanni, Pia Pietrangeli, Luigi La Rocca (superintendence etnografico Pigorini), Marina Sapelli (archaeological goods of the Lazio), Adela Campanella (superintendence of Salerno), Angelo Ardovino and Elena Calandra.
http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/09/Beni_archeologici_Barbera_pole__co_10_120209019.shtml
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/02/11/news/le_sfide_della_nuova_soprintendente_personale_grandi_restauri_e_tutela-29734446/
RHESIS
dialogo dell'arte
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venerdì 10 febbraio 2012
lunedì 9 gennaio 2012
LONGOLA e I SARRASTI
Longola, località vicino a Poggiomarino (NA), è un sito oramai noto per un insediamento palafitticolo che va dall'età del Bronzo a quella del Ferro (dal XVI al VII secolo a.C.). Il sito è un accampamento perifluviale nella laguna creata dal fime Sarno, un unicum per la sua struttura di villaggio strutturato da palafitte di legno a loro volta edificate su delle isolette di terra risparmiate tra canali artifriciali.
Il villaggio, che alcuni pensano possa essere stato addirittura il primo nucleo abitativo delle genti che in seguito fonderanno Pompei, era vasto più di 7 ettari, e si è conservato sotto una falda d'acqua a oltre quattro metri di profondità. Era abitato dai Sarrasti, una popolazione di origine Osca e sede di produzione e distribuzione di beni di pregio quali la pasta vitrea, l'ambra, l'osso, il legno e la pietra, forse anche un centro importante per la produzione del bronzo dato che in tutte le abitazioni si è rinvenuto un apparato che ben si accosta con i forni di fusione per i metalli.
La prof. Claude Albore Livadie, responsabile scientifica dello scavo, sottolinea che l'abitato risulta essere un' eccezionale scoperta per la conoscenza delle varie fasi dell’Età del Bronzo e del Ferro nel meridione del nostro paese, mai documentata con una tale ampiezza e completezza stratigrafica (Renato Peroni lo definì “un unicum mai visto prima”).
Fino ad ora il sito è stato accessibile e pulito grazie all'azione delle idrovore che aspirano l'acqua proveniente dal fiume Sarno, che altrimenti lo sommergerebbe nuovamente ed inevitabilmente, ma a causa della mancanza di risorse economiche, ora lo scavo, dopo essere stato sospeso, rischia di essere di nuovo sepolto.
La domanda che mi pongo e lascio a voi è: in mancanza di fondi,è giusto accanirsi per il proseguimento dei lavori di ricerca o è più responsabile accettare che questa vada interrotta fino a quando non si presenteranno le migliori condizioni per poterla riprendere?
http://ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/1/111464.html
http://astridrome.wordpress.com/2012/01/19/longola-poggiomarino-archeologia/#
Il villaggio, che alcuni pensano possa essere stato addirittura il primo nucleo abitativo delle genti che in seguito fonderanno Pompei, era vasto più di 7 ettari, e si è conservato sotto una falda d'acqua a oltre quattro metri di profondità. Era abitato dai Sarrasti, una popolazione di origine Osca e sede di produzione e distribuzione di beni di pregio quali la pasta vitrea, l'ambra, l'osso, il legno e la pietra, forse anche un centro importante per la produzione del bronzo dato che in tutte le abitazioni si è rinvenuto un apparato che ben si accosta con i forni di fusione per i metalli.
La prof. Claude Albore Livadie, responsabile scientifica dello scavo, sottolinea che l'abitato risulta essere un' eccezionale scoperta per la conoscenza delle varie fasi dell’Età del Bronzo e del Ferro nel meridione del nostro paese, mai documentata con una tale ampiezza e completezza stratigrafica (Renato Peroni lo definì “un unicum mai visto prima”).
Fino ad ora il sito è stato accessibile e pulito grazie all'azione delle idrovore che aspirano l'acqua proveniente dal fiume Sarno, che altrimenti lo sommergerebbe nuovamente ed inevitabilmente, ma a causa della mancanza di risorse economiche, ora lo scavo, dopo essere stato sospeso, rischia di essere di nuovo sepolto.
La domanda che mi pongo e lascio a voi è: in mancanza di fondi,è giusto accanirsi per il proseguimento dei lavori di ricerca o è più responsabile accettare che questa vada interrotta fino a quando non si presenteranno le migliori condizioni per poterla riprendere?
http://ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/1/111464.html
http://astridrome.wordpress.com/2012/01/19/longola-poggiomarino-archeologia/#
domenica 8 gennaio 2012
sabato 7 gennaio 2012
mercoledì 4 gennaio 2012
Tempio C SELINUNTE
Novità del mese appena trascorso è il definitivo completamento dei lavori di restauro inerenti il Tempio C di Selinunte, lavori durati 12 anni e conclusisi l'11 Dicembre 2011. Il Tempio C di Selinunte è una struttura che è stata sottoposta più volte a restauro ed è stata a lungo cavallo di battaglia per i sostenitori di quel particolare tipo di intervento di conservazione e, in modo più appropriato ricostruzione, che sfocia nell'anastilosi: nel 1929 infatti venne ricostruito il lungo tratto del colonnato della fronte nord, che oggi caratterizza il monumento.
Il Tempio C a Selinunte, Trapani (Sicilia), è un tempio greco di ordine dorico, dedicato ad Apollo. Fu uno dei templi più antichi di Selinunte, realizzato, all'interno dell'acropoli, probabilmente poco dopo la meta del VI secolo.
Pur presentando aspetti arcaicizzanti, riprende modelli della madrepatria, come il tempio di Apollo a Corinto, in un periodo in cui si va formando il canone che caratterizza le proporzioni dei templi dorici.
L'edificio presenta un peristilio intorno alla cella (periptero) con sei colonne sul fronte (esastilo) e diciassette sui lati lunghi, dando luogo a proporzioni molto allungate in pianta, lontane dalle proporzioni canoniche di 2:1, ma analoghe a quelle dei templi arcaici come l'Heraion di Olimpia. Dalla parte del pronao presentava una doppia fila di colonne non in relazione con le dimensioni della cella. L'opistodomo era trasformato in un vano posteriore alla cella (adyton), come divenne comune per i templi dorici della Magna Grecia. Le colonne erano piuttosto slanciate (altezza 8,65 metri), e gli intercolumni larghi e luminosi. La trabeazione era insolitamente alta con un cornicione fatto di due filari di blocchi in pietra sormontati da una grondaia (sima) in terracotta decorata e colorata, di cui sono stati rinvenuti alcuni tratti, conservati al Museo archeologico di Palermo, così come alcune metope del fregio, scoperte nel 1823, in frantumi. Tra queste tre metope raffiguravano la Quadriga del sole, l'Uccisione della Medusa da parte di Perseo, Eracle che ha cattura i Cercopi, ricomposte, si trovano al Museo Archeologico Regionale di Palermo, insieme ad un'enorme maschera della Gorgone, in terracotta policroma.
Il tempio presenta caratteristiche particolari nelle colonne (6 X 17): le quattro angolari hanno diametri maggiori rispetto alle altre, le scanalature variano da 16 a 20 e variabile è anche l'intercolumnio; esse, inoltre, sono prive di entasi e sono realizzate alcune a tamburi ed altre a monolito.
Il Tempio C a Selinunte, Trapani (Sicilia), è un tempio greco di ordine dorico, dedicato ad Apollo. Fu uno dei templi più antichi di Selinunte, realizzato, all'interno dell'acropoli, probabilmente poco dopo la meta del VI secolo.
Pur presentando aspetti arcaicizzanti, riprende modelli della madrepatria, come il tempio di Apollo a Corinto, in un periodo in cui si va formando il canone che caratterizza le proporzioni dei templi dorici.
L'edificio presenta un peristilio intorno alla cella (periptero) con sei colonne sul fronte (esastilo) e diciassette sui lati lunghi, dando luogo a proporzioni molto allungate in pianta, lontane dalle proporzioni canoniche di 2:1, ma analoghe a quelle dei templi arcaici come l'Heraion di Olimpia. Dalla parte del pronao presentava una doppia fila di colonne non in relazione con le dimensioni della cella. L'opistodomo era trasformato in un vano posteriore alla cella (adyton), come divenne comune per i templi dorici della Magna Grecia. Le colonne erano piuttosto slanciate (altezza 8,65 metri), e gli intercolumni larghi e luminosi. La trabeazione era insolitamente alta con un cornicione fatto di due filari di blocchi in pietra sormontati da una grondaia (sima) in terracotta decorata e colorata, di cui sono stati rinvenuti alcuni tratti, conservati al Museo archeologico di Palermo, così come alcune metope del fregio, scoperte nel 1823, in frantumi. Tra queste tre metope raffiguravano la Quadriga del sole, l'Uccisione della Medusa da parte di Perseo, Eracle che ha cattura i Cercopi, ricomposte, si trovano al Museo Archeologico Regionale di Palermo, insieme ad un'enorme maschera della Gorgone, in terracotta policroma.
Il tempio presenta caratteristiche particolari nelle colonne (6 X 17): le quattro angolari hanno diametri maggiori rispetto alle altre, le scanalature variano da 16 a 20 e variabile è anche l'intercolumnio; esse, inoltre, sono prive di entasi e sono realizzate alcune a tamburi ed altre a monolito.
martedì 3 gennaio 2012
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